Don Donato GANNOTTI nasce a Casapulla (CE) il 6 giugno 1828 ed è battezzato la domenica successiva. Il padre, don Luigi, discendeva dal secondo casato più ricco di Casapulla; la madre donna Angela Maria, apparteneva anche lei ad una ricca famiglia, la più nobile e ricca del paese. Donato è il secondo di una ridente e numerosa schiera di fratelli e sorelle e, gli vengono dati i nomi di Donato Elpidio Gabriele Maria Lutgard. Tra le pareti domestiche Donato trova la prima scuola e, nella persona dei suoi genitori, di solida formazione cristiana, i primi maestri della sua vita. Già nel corso dei suoi primi anni si rivela in lui una forte inclinazione alla preghiera e ad altre pratiche di pietà. Da piccolo non è portato al gioco ma, nelle ore in cui studia è solito ritirarsi nella stanza, con le pareti ricoperte di figure di santi, per recitare orazioni. Alcune testimonianze lo ricordano solitario ritirato, caritatevole; le sue virtù, veramente rare per l’età, lo accompagneranno per tutta la sua esistenza.
Nel 1840 entra nel seminario di Capua, dove studia con molto profitto, il cardinale Serra di Cassano ne è a tal punto entusiasta che vuole premiarlo, affidandogli l’insegnamento nel liceo arcivescovile di Capua. Il 22 dicembre 1849 gli viene conferito il primo degli ordini maggiori con l quale si lega indissolubilmente a Dio e alla sua Chiesa con il voto di castità. Appena un giorno dopo, il 23 dicembre 1849, la madre muore all’improvviso non ancora cinquantenne, il dolore che prova è grande quanto l’amore che nutre per lei, il suo fisico per questo ne risente sensibilmente, la malattia lo costringe a lasciare il seminario e a trasferirsi nel paese natale per ben due anni. Fin d’allora risplende in lui una grande e tenerissima devozione alla Madonna. Il 21 maggio 1853, nella cattedrale di Capua è ordinato presbitero. Si compie così il suo itinerario sacerdotale, dopo molte fatiche, impegno, attese, speranze, gioie e dolori.
Don Donato anela alla santità percorrendo le vie tracciate dal divino Maestro ed indicate dalla Chiesa: fra queste la carità, la povertà e l’umiltà. Nel 1851 i Padri Missionari dei Sacri Cuori fondati dal sacerdote don Gaetano Errico istituiscono a Casapulla una cappella serotina nella chiesa parrocchiale; al fine di conservare il fervore delle missioni nei fedeli, istruire il popolo nel catechismo e spronarlo alla vita sacramentale oltre lo opere di carità. Don Donato ha un ruolo importante nella fondazione e nelle attività della cappella serotina e ciò gli permette di conoscere don Gaetano Errico, che sceglie come confessore e direttore spirituale, dal quale attinge le finezze della perfezione interiore, il senso vero e giusto dell’ascetica cristiana e, soprattutto la difficile arte di ben guidare le anime e consigliarle.
Il 6 giugno 1854 don Donato, insieme ad altri sacerdoti, fonda la Congregazione dell’Addolorata, che si prefigge come scopi:
- Esercizi di pietà;
- Opere di beneficenza, prendendosi cura dei ragazzi poveri, degli orfani e degli infermi poveri, istruendo il popolo nei doveri cristiani. Nell’aprile dell’anno successivo Donato viene nominato primo Padre Spirituale della Confraternita.
Don Donato da tempo accarezzava l’idea di fondare un orfanotrofio maschile secondo il carisma di S. Vincenzo de’ Paoli. Intende offrire un tetto e del cibo a delle creature povere e sole, soprattutto restituendo il calore di quel focolare domestico di cui sono rimasti privi. Comincia ad occuparsi dell’infanzia bisognosa nel 1869 quando era rettore della Pietrasanta, a S. Maria Capua Vetere. Don Donato s’ispira all’uomo della carità più popolare e ammirato dell’epoca: P. Ludovico da Casoria. Il primo gennaio 1869, a S. Maria Capua Vetere, Padre Ludovico inaugura l’Istituto di Don Donato. Ben presto l’Organismo accogli trenta bambini, ai quali si insegnano, oltre le lezioni di scuola elementare, anche i mestieri di falegname e sarto; alcuni frati Bigi, arrivano designati da P. Ludovico, l’opera fiorisce copiosa portando i suoi frutti. Nello stesso anno l’orfanotrofio si trasferisce al convento della Pietrasanta.
Nel 1872 Don Donato comincia ad accogliere bambine povere ed orfane, sotto la protezione della Vergine Santissima, in una casa presa in affitto a S. Maria Capua Vetere. Quando alcune di queste bambine raggiungono l’età giovanile, desiderose di perfezione chiedono al Padre di continuare a vivere lontane dal mondo e sotto al sua illuminata guida. A loro si aggiungono altre giovani animate dallo stesso desiderio. Si gettano, così, le basi per la fondazione del Pio Ritiro delle Ancelle di Maria Immacolata, o della Pietrasanta, le orfanelle fanno vita in comune con le religiose regolate da norme che Don Donato va insegnando a viva voce e con l’esempio. Trasferite poi nel palazzo della Catena, nel 1879 iscrive le sue Ancelle di Maria Immacolata al Terz’ordine di S. Francesco; Don Donato vuole che la povertà, umile ma decorosa, diventi, insieme al dono totale di sé al Signore e alla Madre sua, la fondamentale regola di vita delle sue figlie, mettendo la loro esistenza al servizio delle bambine orfane. Le religiose si dedicano alla confezione di biancheria, ricamo, fiori artificiali e alla tessitura di cotone, la scuola è diretta da lacune suore.
Una mattina, tra i molti penitenti che vanno al suo confessionale nella chiesa della Pietrasanta, arriva una giovane la cui angelica modestia, compostezza, raccoglimento e fervore con cui prega attirano l’attenzione di Don Donato; è Virginia Arena e viene da Caserta, dove lavora in una manifattura di arredi sacri. Virginia, nata a S. Benedetto il 19 settembre 1873 è cresciuta in una famiglia nobile, è umile e affabile con tutti; tra loro nasce un’amicizia spirituale basata sull’identità delle loro aspirazioni. Poco più tarsi, nel 1899, entrerà a far parte della comunità delle Ancelle, dove il 24 marzo dichiara la sua professione religiosa col nome di Suor Maria Salvatore. Nel 1906 diventa la prima Superiora Generale e per molti anni, sotto la sua guida illuminata e materna, la famiglia religiosa prospererà e camminerà nello spirito del fondatore, di grande aiuto a Don Donato, è riconosciuta come cofondatrice delle Ancelle dell’immacolata.
Il 5 luglio l’arcivescovo di Capua nomina don Donato cappellano e confessore dell’ospedale S. Giuseppe do S. Maria Capua Vetere, mentre è rettore della chiesa della Pietrasanta. La Cappella del soppresso convento della Pietrasanta viene ufficialmente consegnata a don Donato dal municipio, ed egli vuole che diventi la cappella dei frati bigi, delle Ancelle e degli orfani, che funzioni come oratorio pubblico e che sia per le fanciulle della città, iscritte alla scuola di catechismo delle sue religiose. Nel 1869 istituisce la Pia unione per suffragare le anime del Purgatorio, la congregazione è canonicamente eretta il 28 settembre 1874. Istituisce anche il sodalizio delle Figlie di Maria per fanciulle desiderose di esercitarsi nelle virtù dell’unità, purezza, obbedienza e carità, che presto avrà 60 iscritte, molte delle quali passeranno in seguito al convento della Pietrasanta per condurvi vita consacrata.
Don Donato trascorre molte ore in confessionale, al sua opera di direttore d’anime è efficacissima e alla chiesa della Pietrsanta affluisce continuamente gente che se ne riparte serenamente confortata. Il Gianotti ha avuto dal Signore il dono del discernimento degli spiriti. Il carisma della profezia è un’altra caratteristica della sua vita sulla quale si raccontano molti fatti, e il nostro sacerdote metterà il suo dono sempre al servizio spirituale degli altri. Il fenomeno mistico della levitazione caratterizza anche, con una certa costanza, la vita di don Donato.Ci sono testimoni che hanno fatto riferimento a questo fenomeno straordinario, come per esempio nel corso della recita di un ufficio, ad un tratto il suo alienarsi nei sensi, con gli occhi chiusi, e cominciare pian piano ad alzarsi in piedi e poi ad elevarsi in aria ad un palmo al di sopra del suolo o anche più alto, tenendo le braccia stese in aria. I rapimenti estatici, nel corso della celebrazione eucaristica o mentre discorre sulla Vergine Santissima, sono molto frequenti.
Ciò che in lui risplende è anzitutto una profondissima fede, nutrita di pietà sincera e di obbedienza costante alla chiesa ed ai Pastori; un’incrollabile speranza, fondata in Dio, ricercato come unico Bene, nella pratica della più austera povertà, congiunta a penitenze e mortificazioni che oggi, per la loro intensità e durata sembrano superiori a ogni umana resistenza; ed un’immensa carità, esercitata dimenticando se stesso ed aprendosi solo alle necessità degli altri. Ma a fondamento di queste virtù vi è l’umiltà, nella quale vivrà sempre, e con la quale sempre opererà, aborrendo la superbia e l’egoismo, e detestando glorie ed onori terreni. Figlio amante e fedele della Chiesa, il nostro sacerdote non desidera altro che conformarsi al di lei Fondatore e Capo, Gesù Cristo, e come sacerdote di Cristo e della Chiesa, nell’esercizio del suo ufficio presbiterale, cresce nell’amore di Dio e del prossimo, conserva il vincolo della comunione sacerdotale, abbonda in ogni bene spirituale e dà a tutti la viva testimonianza di Dio.
Don Donato, contrariamente a quanto lo è per lo spirito, non è uomo di forte costituzione fisica. Superati gli ottant’anni avverte che le forze fisiche gli mancano, le energie si consumano con la paura che, dopo la sua morte, gli orfanotrofi e la casa delle Ancelle possano trovarsi in difficoltà; queste idee lo tormentano continuamente. Verso il mese di novembre del 1913 non ha più la forza di recarsi nella chiesa delle Ancelle e ha perso l’appetito. l’antivigilia di Natale rimane in camera sua, è molto stanco; le condizioni di salute dell’infermo vanno sempre più peggiorando, ha fatto mettere per terra, accanto al letto, un materasso sul quale dice che riposa meglio; spesso accosta alle sue labbra e bacia il crocefisso invocando “Vieni, Gesù mio, vieni.” Il 24 febbraio chiede che gli sia amministrato il sacramento dell’Unzione dei malati. Quando don Donato sale in cielo ha 85 anni, è il 26 di febbraio 1914, nella casa ora i frati Bigi e le Ancelle dell’Immacolata partecipano alla mensa che si celebra per il buon passaggio dell’anima del loro amato Padre e Fondatore. Don Donato è stato un grande maestro di Spirito, e perciò uomo di preghiera. Egli ha usato questo mezzo di perfezione per elevarsi quanto più a Dio, e la comunione intima con Dio lo ha portato al distacco dalle cose di questo mondo, che in qualche maniera potessero ostacolargli l’ascesa verso la santificazione. “Chi ama il mondo non ha amore di Dio, che ci rende beati in eterno”, diceva.
Preghiera per la Santificazione
di Don Donato Giannotti
O Gesù amabilissimo
Che nel Santo Vangelo
Agli umili hai promesso
La tua predilezione
E il premio della esaltazione,
degnaTi di esaltare anche in terra
come crediamo lo sia in cielo,
il Tuo fedele servo
sacerdote Donato Giannotti.
Egli visse in umiltà e sacrifici e
ti servì secondo il Tuo cuore.
Acceso d’amore per la Tua Santissima Madre
Istituì le sue “Ancelle”,
anime consacrate al Tuo servizio e al Tuo amore.
Ora concedi a me, per intercessione del Tuo servo fedele,
la grazia di cui ho tanto bisogno.
Pater- Ave - Gloria
“Chi ama il mondo non ha amore di Dio, che ci rende beati in eterno.”
“Non ama Gesù chi non lo conosce, non conosce Gesù chi non lo ama.”
“Mantenetevi sempre umili: l’umiltà è la base della vita religiosa.”
“Se vi riesce cavar un’anima sola dal Purgatorio pur dite che il Paradiso è vostro.”
“Non vi è medicina che abbia valore, non vi è erba che abbia sapore, non v’è pietra che abbia virtù se non mediante il nome santissimo di Gesù.”
“Lasciate che a tutta stesa la voce, con tutto il mio cuore prorompa in cento e mille lodi, in cento e mille benedizioni verso il mio Signore Gesù Cristo.”
“Senza la devozione agli altri santi ci potremo salvare; ma senza la devozione a Gesù non ci salveremo in eterno.”
“Dio è solo il fine a cui dobbiamo indirizzare i nostri pensieri, le nostre azioni, i nostri affetti.”